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Mistica.Blog
- Pagine di mistica e spiritualità a cura di
Antonello Lotti
Introduzione e significato delle
pagine
Michail
Larionov, Acacie in primavera, 1904
«Oceano
infinito, il cui fondo si allontana a misura che si avanza, la cui
ampiezza si estende senza fine. La nostra gloria e la nostra gioia saranno
proprio di avere un Padre che ci sorpassa all'infinito. Noi gioiremo così
di ciò che non comprenderemo; noi esulteremo di non comprendere. Egli è
di una semplicità inconcepibile, unica, che oltrepassa tutte le nostre
parole e tutte le nostre idee; davanti a lui bisogna veramente adorare e
tacere...»
L'anima cerca Dio
«L'anima
è fatta per un bene così grande ed alto, che essa non
può in alcun modo trovare riposo, ed è sempre infelice, finché non
giunge, sopra ogni modo, a
quel bene eterno che è Dio,
per il quale essa è fatta. Non vi giunge però con impeto, con la
rigida ostinazione a fare questo e a lasciare quello, ma con la mitezza,
in fedele umiltà e rinuncia a se stesso, nei confronti di tutto quello
che capita» (Meister Eckhart, Sermone "Gott hat die Armen").
Scrive
Meister Eckhart che in ognuno di noi c'è un uomo esteriore
e un altro uomo, quello interiore. «All'uomo esteriore
compete tutto ciò che opera corporalmente. Questo uomo è anche detto,
nella Sacra Scrittura, uomo antico, uomo terrestre, uomo nemico, uomo
schiavo. L'altro uomo che è in noi è l'uomo interiore. È anche chiamato
uomo nuovo, uomo celeste, uomo giovane, uomo amico, e uomo nobile.
Chi segue lo spirito, e vive secondo lo spirito e il suo consiglio,
appartiene alla vita eterna. La semente di Dio è in noi. Se essa avesse
un buon coltivatore, saggio e zelante, si svilupperebbe sempre più e si
innalzerebbe verso Dio, del quale è semente, e il suo frutto sarebbe
simile alla natura di Dio. Poiché Dio stesso ha seminato, deposto e
generato questa semente, essa può sì venire ricoperta e nascosta, ma
giammai essere distrutta e spenta: essa arde e splende, illumina e brucia
e tende senza posa a Dio» (cfr. Meister Eckhart, Dell'Uomo Nobile.
Trattati, cur. Marco Vannini, Adelphi, Milano 1999).
Chi è l'uomo nobile?
Per
Eckhart – scrive Marco Vannini – l'uomo nobile è «l'uomo
giusto, distaccato, che opera a partire dal fondo dell'anima, senza
perché, perfettamente libero. Il distacco non si realizza infatti in una
fuga dal mondo, ma, al contrario, nella pienezza e ricchezza delle opere
si manifesta la libertà e signoria di chi non dipende più dalle cose,
perché ha rotto la barriera che separa dall'essere. L'uomo libero non
cerca di ancorare se stesso e le cose a un essere lontano ed estraneo, ma
comunica alle cose la ricchezza che possiede nel suo proprio fondo».
L'uomo
nobile è dunque l'uomo interiore, colui che va oltre il
reale apparente – con tutto il carico di tristezza, abbandono, solitudini
disperate, violenza, malattia e morte – e testimonia un'ansia di
Verità che lo spinge alla sua ricerca.
La ricerca della Verità
La
ricerca della Verità nobilita la persona, in quanto ogni
essere umano ripone la propria dignità – ciò che viene chiamato da
Eckhart fondo dell'anima – nell'essere di Dio, che lo ha creato a sua immagine e somiglianza. Molti
sono i modi per giungere alla Verità. Non esiste una sola strada, una
sola via percorribile, per quanto unica sia la meta. Scrive
Raimondo
Lullo:
«L'Amico
diceva all'Amato che molte [erano] le vie per le quali veniva nel suo
cuore e si mostrava ai suoi occhi, e molti i nomi con i quali lo
chiamava la sua lingua; ma l'amore con cui lo faceva vivere e morire non
era che uno, uno solo» (Il libro dell'Amico e dell'Amato, n.
90).
La mistica come ricerca della Verità
Il
percorso è quello che viene suggerito dalla mistica, intesa come
rapporto sempre più immediato con la divinità. Si affrontano temi
riguardanti la mistica cristiana, la vita spirituale, ma apporti
provengono anche da spiritualità diverse (ebraismo, islamismo,
buddhismo, oriente cristiano, etc.). Da questi altri
mondi e culture si hanno contributi di grande bellezza che non possono
lasciare indifferente l'anima mistica di ognuno di noi.
Sottolineo comunque la ricchezza della mistica cristiana
dovuta alla molteplicità di esperienze personali,
storie, dottrine, riflessioni teologiche e spirituali. D'altronde, quello
che per alcune religioni rimane un percorso limitato secondo
coordinate ormai stabilite, ciò non vale per la mistica cristiana,
le cui esperienze non sono mai precise e quasi mai ripetibili. Proprio
per questo, ogni testimonianza ci
arricchisce di inedite prospettive, di un'opera diversa dello Spirito, che muove le anime, come è sua
caratteristica, secondo modalità sempre nuove. E la ricchezza non è propriamente delle anime, ma dello
Spirito che le suscita a sempre nuova vita. S.
Paolo scrive «O profondità della ricchezza, della sapienza e
della scienza di Dio!» (Romani 11,33). «Per questo, dico, io
piego le ginocchia davanti al Padre, dal quale ogni paternità nei cieli
e sulla terra prende nome, perché vi conceda, secondo la ricchezza
della sua gloria, di essere potentemente rafforzati dal suo Spirito
nell'uomo interiore» (Efesini 3,14-16). Di questo dobbiamo
tenere conto nell'esaminare la mistica cristiana nei confronti della
mistica in altre religioni.
In
queste pagine si
parla di alcuni autori in particolare (Meister Eckhart, Teresa
d'Avila,
Giovanni della Croce, Raimondo Lullo, Charles de Foucauld,
Agostino e altri) e si
propongono i loro testi alla riflessione personale e ad un
approfondimento.
Si
accenna ai fenomeni straordinari che alcuni mistici hanno
sperimentato, con un approccio anche critico, sempre tenendo conto che non
devono essere assimilati simpliciter alla mistica in genere e ben
sapendo che non avvalorano un'autentica vita spirituale.
Infine,
ma non per ultimo come importanza, si intende soprattutto portare alla
consapevolezza di coloro che leggeranno queste pagine e magari vi
troveranno occasioni di meditazione, che il tempo della vita è un dono
necessario alla ricerca della Verità e che non possiamo attardarci
in questa missione fondamentale. Così come la ricerca della Verità è
inesauribile, altrettanto queste pagine vivono in un continuo dinamismo,
con cambiamenti e arricchimenti continui.
L'atteggiamento fondamentale
Le
pagine del sito MISTICA.BLOG – è bene precisarlo per il lettore, che comunque se ne avvedrà – non
costituiscono un trattato di
mistica, né sono una semplice storia della mistica o dei suoi personaggi. Esse
affrontano molti di questi aspetti, ma attraverso un punto di vista eclettico,
omettendo magari grandi questioni o personalità di rilievo e insistendo
su personaggi minori o problemi particolari.
Inoltre,
queste pagine non intendono che riflettere razionalmente sulla
mistica, non occupandosi di stati d'animo più o meno sensibili – se
non marginalmente –, quanto cercando le ragioni condivisibili dai
più su una realtà così profonda. Sono convinto che la vera mistica non
appartenga a spazi situati al limite della normalità di vita di ogni
persona (e quindi straordinari e rari) e che non sia
un atteggiamento sensibile quanto una prospettiva di direzione ad animare
l'essere umano nei confronti della Verità che lo ha voluto e creato e che
lo sostiene
in ogni momento. La mistica, vista in questa dimensione, diventa veramente l'atteggiamento fondamentale dell'esistenza umana,
intesa come uno slancio vitale verso la Verità, che sempre evoca se
stessa nelle cose umane. E questo non nel sentimento, ma nel pensiero che
fa l'uomo veramente uomo.
Andare oltre le apparenze...
Pensare
non è un'occupazione oziosa, ma esercizio fondamentale per ogni essere
umano che voglia ritenersi tale. Pensare significa soprattutto andare al
di là dell'ovvio, dello scontato, del banale, oltre la realtà
così come essa si presenta ai nostri sensi: ciò permette la scoperta di spazi nuovi, aperture infinite, terreni inesplorati, al di là di quella
linea di confine – più ipotetica che reale – che sembra separarci dalla Verità stessa. Scrive Romano
Guardini:
«Chiunque
pensi sa che continuamente gli si presentano alla mente cose che
sembrano semplicissime, anzi banali, la cui apparente
banalità tuttavia è soltanto il rovescio della loro profondità e
ricchezza di significati. Questa semplicità può addirittura far velo
alla loro rilevanza. Alla nostra attesa piace ricercare l'interessante e
il grandioso, ma finché noi conserviamo questo desiderio, quant'è
veramente significativo si circonda del carattere della quotidianità e
scompare così dalla nostra vista. Chi pensa davvero deve imparare ad
andar oltre l'apparenza dell'ovvio e a immergersi nelle profondità
abissali» (Accettare se stessi, Morcelliana, Brescia 1992, p.
7).
... accettando la propria realtà
Pertanto
queste pagine costituiscono un invito alla riflessione, al pensiero, alla
scoperta della Verità nella e della nostra vita.
Non
sono un invito a voler vivere una vita mistica straordinaria, come se questa fosse
l'unica strada praticabile, ma piuttosto una vita spirituale in genere
rafforzata e vitalizzata da un rapporto più stretto ed intenso con Dio. D'altronde, la vita mistica non dipende solo dai nostri desideri e dal nostro impegno,
non è frutto di solo sforzo, ma rimane sempre un dono che possiamo coltivare, ma ancor prima, attendere. È ciò che afferma
Miguel de Molinos:
«La
scienza mistica non è di ingegno, ma di esperienza; non è inventata,
ma provata; non letta, ma ricevuta e così è sicurissima ed efficace,
di grande aiuto e frutto pieno. La scienza mistica non entra nell'anima
per l'ascolto né per la continua lezione dei libri, ma per la libera
infusione del divino Spirito. Questa non è scienza teorica, ma pratica
e supera con grandissimo vantaggio le più avvertite ed esperte
speculazioni.»
L'unica
prospettiva è sempre quella di accettare le nostre proporzioni, di
guardare con rispetto umile alla nostra realtà, accettando che lo Spirito
operi liberamente nella
nostra vita. A noi spetta il compito di invitarlo a visitarci e a restare con noi: in
compagnia del nostro corpo, nell'ispirazione del nostro pensiero, nella
profondità amorosa del nostro cuore. E la lettura, l'ascolto,
l'attenzione non fanno altro che ricordarci la sua presenza nella nostra
vita: ché visiti e vivifichi la nostra esistenza e il mondo in cui
viviamo e operiamo.
Nella vita spirituale, come in ogni altra dimensione, non possiamo essere
tutti allo stesso livello, né aspirare tutti alla contemplazione. Teresa
d'Avila, rivolgendosi alle sue consorelle, e con la profonda conoscenza
delle cose umane e divine, nel Cammino di perfezione (Valladolid:
17, 2-7) ce lo ricorda:
«[...]
è molto importante rendersi conto che Dio non conduce tutti per la
stessa strada; infatti può accadere che colui che si crede più
indietro sia invece più avanti agli occhi del Signore. Pertanto, non
perché tutte in questa casa pratichino l'orazione devono essere tutte
contemplative. È impossibile, e sarebbe triste per quella che non lo
è, non capire questa verità, che cioè la contemplazione è solo un
dono di Dio, e poiché non è necessaria alla nostra salvezza né la si
esige da noi, non tema di esserne mai richiesta; per questo non cesserà
di essere perfetta in sommo grado [...]. Anzi, può essere che abbia
molto maggior merito, perché il lavoro è tutto a sue spese e il
Signore la tratta come un'anima forte e le tiene riservate tutte insieme
le gioie di cui non gode quaggiù. Non si perda quindi d'animo per
questo né tralasci di attendere all'orazione né di fare quello che
fanne tutte, perché a volte il Signore viene assai tardi, ma dà
generosamente e in un solo momento quanto in molti anni ha dato agli
altri a poco a poco. [...] Santa Marta era una gran santa, benché non
si dica che fosse contemplativa; allora, che volete di più che arrivare
ad essere come questa donna felice, la quale meritò di ospitare tante
volte nella sua casa Cristo nostro Signore e dargli da mangiare e
servirlo e mangiare anche lei alla sua mensa? [Lc 10,38-42] Se voi
rimaneste assorte come la Maddalena non ci sarebbe nessuno che desse da
mangiare all'Ospite divino. [...] La vera umiltà consiste specialmente
nell'essere disposti, senza alcuna eccezione, a uniformarsi al volere
del Signore [...]. E se la contemplazione, l'orazione mentale e vocale,
la cura degli infermi, i vari servizi domestici e il lavoro - anche il
più umile -, se tutto ciò equivale a servire l'Ospite divino che viene
a dimorare, a mangiare e a ricrearsi con noi, che cosa ci importa di
attendere ad uno più che ad un altro ufficio?»
L'esperienza di Dio
Scrive
Enzo Bianchi (Lessico della vita interiore, BUR, Milano
2004, p. 15):
«Non
si dà vita cristiana senza vita spirituale! Lo stesso mandato
fondamentale che la chiesa deve adempiere nei confronti dei suoi fedeli
è quello di introdurli a un'esperienza di Dio, a una vita in relazione
con Dio. È essenziale ribadire oggi queste verità elementari, perché
viviamo in un tempo in cui la vita ecclesiale, dominata dall'ansia
pastorale, ha assunto l'idea che l'esperienza di fede corrisponda
all'impegno nel mondo piuttosto che all'accesso a una relazione
personale con Dio vissuta in un contesto comunitario, radicata
nell'ascolto della Parola di Dio contenuta nelle Scritture, plasmata
dall'eucaristia e articolata in una vita di fede, di speranza e di
carità. Questa riduzione dell'esperienza cristiana a morale è la via
più diretta per la vanificazione della fede. La fede, invece,
ci
porta a fare un'esperienza reale di Dio, ci immette cioè nella
vita spirituale, che è la vita guidata dallo Spirito santo.
Chi crede in Dio deve anche fare un'esperienza di Dio: non gli può
bastare avere idee giuste su Dio. E l'esperienza, che sempre avviene
nella fede e non nella visione, è qualcosa che ci sorprende e si impone
portandoci a ripetere con Giacobbe: "Il Signore è qui e io non lo
sapevo! (Genesi 28,16).»
Infine
(nota)
Mistica.Blog
riprende l'esperienza del precedente
sito Mistica.Info, dismesso da
febbraio 2022. I testi sono ripresi da lì. Un
po' alla volta si procederà ad una modifica e ad
un arricchimento delle pagine per alcune
questioni un po' datate o magari non trattate.
Mistica.Blog è a
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